giovedì 29 dicembre 2011

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venerdì 2 dicembre 2011

Sono venuta a catturare la tua voce

                                                 Sono venuta a catturare la tua voce 

                                                                   di Cecilia Testa 


Qui riporto con fedeltà piuttosto alta l'intervento di Giorgio Vasta durante la II edizione della Giornata delle Letterature Mediterranee. Roma, novembre 2011. 

'Guardò dinanzi a lui, sotto la luce di cenere, il paesaggio sobbalzava, irredimibile'. 
Irredimibile. Questa la Sicilia descritta da Tomasi di Lampedusa ne 'Il Gattopardo', esordisce Giorgio Vasta.

Il discorso che Don Fabrizio fa a Chevalley. Tutto cambia per restare sempre uguale.
 L'insularità è un'attitudine psicologica, specifica lo scrittore. Una costante dello spirito. 

E in effetti  nel dialetto siciliano non esiste la forma del futuro. 

I vinti di Verga, l'incapacità pirandelliana di identificare una forma razionale del mondo - tutto questo conferisce dignità di cultura all'ostilità siciliana per il futuro.

A questo punto Giorgio Vasta inizia a esplorare il concetto di 'insularità' smontando davanti al pubblico gli ingranaggi interni di opere contemporanee. 

Parla diffusamente di Emma Dante,quindi. 
Dello spettacolo 'MPalermu'. Qui si mette in scena una soglia impossibile da varcare. (Un confine esterno, dunque). 
L'immagine si auto-racconta. E si procede per addizione. Il centro drammaturgico è l'immobilità: la pigrizia  di una città che vuole schivare tutto per non essere colpita - identificata. 

In seguito il carotatore di 'Spaesamento' racconta quanto ha registrato all'aeroporto di Palermo. Qui si è imbattuto in un contenitore per i rifiuti: CARTA PLASTICA ALLUMINIO. Ma la civiltà è solo apparente: all'interno, un unico sacco. Una distinzione solo formale, nota lo scrittore. (Un confine interno,dunque). 

Ora Giorgio procede per converso. Racconta di avere intravisto una traccia di civiltà a Pistoia. Qui gli hanno presentato un gatto randagio dotato di nome cognome e  account Facebook. 
L'importanza dei nomi, dice solo. 

E io non posso fare a meno di sorridere. Mi spunta in mente un ricordo: 'I nostri nomi'. Uno dei suoi testi. Dove, attraverso la contemplazione delle parole, si tende a riconoscere il mondo. In somma: dalle parole germina la nostra identità - cretto accanto a cretto accanto a cretto. 

Battezzare è civiltà, conclude Giorgio.